PazzamenteMamma

Sono Ancora Io

Arriva un bimbo in casa, e niente, fine dei giochi.

Appena partorisci, già in clinica non ti si fila più nessuno. Occhi adoranti sul fagottino appena nato e tu mezza morta sul letto, sventrata, dolorante, pallida, sopraffatta da mille emozioni e paure. Ma tranquilla, tanto ti caga nessuno. Al massimo qualcuno potrebbe girarsi e dirti “Ah sei qui? E’ andato tutto bene? Il latte ce l’hai”?

Ma si tutto bene, che ce vò a partorì. Si il latte ce l’ho, l’ho comprato prima di venire a mettere al mondo st’abbacchio, perché tra una contrazione e l’altra che fai, un po de spesa e una lavatrice non ce li metti?

Ma finché stai in clinica, tutto sommato le cose vanno benino. A prescindere dal “rooming in” del nanetto, sei  abbastanza coccolata, ti lavano, ti cambiano, ti cucinano…ogni tanto il frugoletto se lo portano a fare i vari controlli e tu puoi fare finta che non sia successo nulla e sognare di essere ricoverata per rifarti le tette.

Il bello viene quando torni a casa, e tutti si prodigano per cercare di farti stare meglio, non capendo invece che tu vorresti solo stare con tuo marito per cercare prima possibile di ristabilire un nuovo equilibrio, per cercare di capirci qualcosa di quella nuova vita in tre.

Passano le prime settimane, quelle più dure, e piano piano ricominci ad avere un aspetto umano. Cammini senza sembrare un pinguino con un bastone dentro al sedere, riesci a mangiare tre bocconi di fila seduta a tavola, le tette iniziano a fare meno male quando il poppante ci si avvinghia come se non ci fosse un domani, scopri l’importanza del tiralatte e del biberon, oggetti magici che ti permettono di allontanarti dal nano per un’oretta…e inizi a fare capire a gesti, a monosillabi, che hai bisogno di ritrovare te stessa, di riavere un pezzetto di quella vita di prima, quando nessuno dipendeva da te in maniera cosi totalizzante.

E allora che succede?

Noi donne siamo maestre nel nascondere le nostre esigenze, si sa. Diciamo no e vorremmo dire si, diciamo si e vorremmo urlare no! Pretendiamo che quei poveri cristi dei nostri mariti/compagni capiscano dal nostro sguardo, da come incliniamo la testa, da come sbuffiamo, che abbiamo bisogno di qualcosa.

Ma i maschi, beati loro, vivono in un fantastico mondo fatto di testosterone, non lo capiscono, non lo capiranno mai! E allora noi donne che facciamo? Noi che dovremmo rappresentare la suprema intelligenza, invece di usare gli abbondanti neuroni, inventiamo scuse! Piagnucoliamo balbettando frasi senza senso!

“tu non mi capisci, io stanotte non ho chiuso occhio, mi sento uno straccio, non ho nemmeno pranzato perché Adolfo ha pianto tutto il tempo!”

che tradotto per il genere maschile diventa “posso mettermi un po a letto a vedere la tv mangiando patatine?” 

Ma loro non lo sanno tradurre da soli ragazze! Sveglia! Glielo dovete dire per benino, scandendo le parole!

Se iniziata a sbuffare dicendo

“oddio che capelli che ho, e guarda che peli…mamma mia sono un mostro…ma come faccio a guardarmi allo specchio?” 

lui, il maschio, non ci arriva a capire che volete fare una chiusa di tre ore da parrucchiere e estetista, e se ne potrebbe uscire dicendo

“ma no amore sei bellissima anche così!” scatenando le ire di Giunone e trasformandovi in bestie assetate del loro sangue!

Ma allora vi posso dire una cosa amiche? Ma perché non dite semplicemente ciò che desiderate? Perché per uscire di casa da sole, inventate il raduno “allattiamo tutte assieme” costringendovi poi a dover spiegare il motivo per cui non portate il bambino.

Perché dite di dover fare assolutamente la spesa se il frigo è pieno come la metro nell’orario di punta?

Abbiate il coraggio di dire “devo uscire da questa casa immediatamente, nun vojo vedè ne te ne tu fijo per le prossime due ore sennò faccio una strage! Vado a farmi una piega, poi prendo un caffè con le amiche e nun me telefonà a meno che non è questione di vita o di morte!!!!”

Abbiate il coraggio di dire che avete voglia di chiudervi in bagno per un’ora sedute sulla tazza a cazzeggiare su fb.

Abbiate il coraggio di dire che volete andare al centro commerciale e guardare tutti i vestiti che comprereste se non aveste quei 10 (anche 15) chili in più.

Abbiate il coraggio di dire

Io sono ancora Io.

Esisto e con me esistono le mie esigenze. Che vanno oltre l’amore materno, che non escludono il vostro essere una bravissima mamma e compagna. Ricordatevi che le mamme che sorridono sempre, istericamente, sostenendo che va tutto bene e che non desiderano altro se non stare in casa ad accudire i pargoli, sono quelle che poi danno di matto e li lanciano dalla prima finestra che trovano aperta. Le mamme felici sono quelle che amano prima di tutto se stesse, che sanno ascoltarsi e che sanno capire quando arriva il momento di staccare, anche dai figli, senza per questo essere meno madri delle altre. Sono madri che non si annullano, che hanno voglia di tornare a lavoro, di uscire, di ridere a crepapelle con le amiche. Sono Mamme, Donne, Mogli, Compagne, Lavoratrici, Amiche, Quindicenni. Sono tutto…e molto di più.

 

 

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