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La sindrome del nido vuoto

 

Argomento succulento…che dire…quante di voi conoscono la sindrome del nido vuoto? Se digitate su google, wikipedia dà una spiegazione abbastanza esauriente: Si definisce sindrome del nido vuoto quel particolare stato psicologico che colpisce i genitori nel momento in cui i propri figli (in genere perché si sposano o vanno a vivere da soli) lasciano la loro abitazione. E per carità, fino qui ci sta pure…li abbiamo cresciuti, coccolati, protetti, siamo stati il loro punto fermo per tanti anni…ad un certo punto vanno via…prendono il volo…e non vi nascondo che se adesso ci penso, il cuore perde un colpo. Per la paura che accada troppo presto direte voi? Maddechè!!! Per la paura che quel giorno arrivi quando ormai sarò talmente vecchia, rincoglionita e incartapecorita che ormai non ricorderò nemmeno il mio nome. Il rischio, si sa, c’è. Eccome se c’è. Li facciamo vivere e crescere nella bambagia, soprattutto noi mamme coi maschi su su siamo sincere. E poi ad un certo punto, questi se ne dovrebbero andare…tu prendi il discorso alla lontana…sai ce sta n’appartamento in affitto qua vicino, che ne dici, magari te poi trasferì là…. “A ma, ma che sei scema. Ma lo sai quanto te chiedono d’affitto…no no, meglio qua…tanto tra poco finisco la tesi e appena inizio a lavorare levo le tende”. Si ma c’hai 49 anni…non è per sfiducia, ma…te manca tanto? “A ma, nun me stressà. Ah senti, che ce sta pe cena?”. Fine del discorso. E non è nemmeno colpa loro, o almeno non sempre. Ma quello che davvero non capisco, e perdonatemi se non ci arrivo, è il motivo per cui un genitore dovrebbe essere triste nel momento in cui i figli vanno via di casa. Cioè esattamente cos’è che vi si scombina? È il fatto di non aver più nessuno da accudire? Di non aver più nessuno da controllare? Io mi sono fatta una mia idea personale, e non credo di essermi sbagliata poi tanto. Credo che la paura di un genitore all’idea del figlio che lascia la casa, sia direttamente proporzionale alla paura che ha di ritrovarsi “di nuovo” da solo col partner. Perché quando arriva un figlio, soprattutto noi mamme, siamo maestre nell’annullarci completamente per lui. Smettiamo di vivere per noi stesse e iniziamo a ruotare intorno alle esigenze del paccottello che arriva in casa. E non ci rendiamo conto che i papà…quei meravigliosi uomini che ci stanno accanto, che ci hanno fatto innamorare, a cui abbiamo detto si sull’altare o in riva al mare o cuore a cuore senza documenti, i papà…fanno un passo indietro. E poi un altro. E un altro ancora. Fuori dal letto, fuori dalla stanza, fuori dai nostri pensieri e nel peggiore dei casi fuori dal nostro cuore. Per sempre. E quando anche l’ultimo dei figli va via, ecco che accanto abbiamo un estraneo. Ma la cosa che maggiormente mi terrorizza, è vedere che la sindrome del nido vuoto colpisce anche quando un bimbo va per la prima volta al nido, poi alla materna, alle elementari…e quel tempo per noi che ci viene restituito, non lo apprezziamo e ci struggiamo di dolore e lacrime, pensando che quel figlio si è allontanato un po’, iniziando una corsa verso la propria vita inarrestabile e inevitabile. E invece dovremmo essere felici e grate…perché possiamo ricominciare a vivere di nuovo un pochetto di vita a due, com’era all’inizio…A volte mi chiedo se certe coppie hanno mai avuto e goduto dei primi mesi di una storia d’amore. Dio mio, ma non ricordate com’era bello? Fare l’amore a tutte le ore, stare abbracciati la domenica mattina a parlare, fare colazione all’ora di pranzo, fare nottata a vedere la tv mangiando patatine…come fa a non mancarvi? Come fate a non capire che i figli entrano nella nostre vite come uragani, la stravolgono, la sconvolgono, tirano fuori sentimenti e emozioni ancestrali che mai avremmo pensato di avere, mettono in dubbio la nostra salute mentale, ci annientano con l’amore più bello e più complicato che possa esistere. E dopo aver toccato le corde della nostra anima, se ne vanno. Niente di più meraviglioso e difficile al tempo stesso. Un amore così forte che fa male, e poi devo lasciarti andare. E invece…quanto era semplice amare il loro padre? Per me è stato di una semplicità disarmante innamorarmi di mio marito, e lo amo ancora di un amore infinito, così forte che mi leva il respiro anche solo pensare che un domani potrei non averlo al mio fianco. Quelle che dicono di amare più i figli che il proprio marito, mi fanno paura. È un amore diverso, sotto ogni punto di vista. Ma il nostro compagno di vita è lì…c’era all’inizio e ci sarà fino alla fine. Beh sono sincera, mi spaventa di più pensare di perdere lui che pensare al giorno in cui i miei figli lasceranno la mia casa. E non dico che non piangerò, o che non avrò il cuore a pezzi ripensando a quando potevo tenerli nel lettone con me proteggendoli da tutto e da tutti. Ma quel letto…beh quel letto non sarà vuoto…accanto ci sarà l’amore della mia vita. Il mio amore grande. Immenso. Infinito.

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