PazzamenteMamma

L’ATTESA E L’ASCOLTO

Io mi metto sempre in discussione, sempre.
Ho un hard disk dedicato ai miei esami di coscienza, zeppo di sensi di colpa che aivoglia a cestinare.
Però sto imparando a essere meno severa con me stessa, e un pochetto più obiettiva.
Perché io non sono una santa, è indubbio. E come mamma ho commesso errori e chissà quanti altri ne commettero’.
Ma è anche vero che noi figli di ieri, cresciamo una generazione di bambini davvero particolare. E chi afferma il contrario mente sapendo di mentire.
Una generazione frenetica, che vuole tutto e subito, che non conosce lentezza, attesa e noia. E solo quei genitori, credo pochi peraltro, che corrono nella stessa maniera esasperata, riescono a starci dietro. Per tanti come me, cresciuti dentro a giornate passate a guardar le macchine davanti alla finestra, è difficile, è faticoso. È come rincorrere delle farfalle esasperate. Io guardo i miei figli, belli, buoni, intelligenti…e li vedo sfrecciare da una cosa all’altra senza sosta. E nel loro caos, sono felici. Fanno mille cose e sono estasiati. Corrono, parlano, inventano, saltano. Continuamente.
Ci sono i momenti di quiete, per carità
Ma il contesto più frequente è la frenesia.
E se io provo a farmi spazio, provo a interrompere questa corsa, spesso passo inosservata.
E mi arrabbio.
Perché non sono una santa.
Non sono il pozzo sacro della pedagogia.
Sono una madre.
E se dico fermatevi, dovete imparare a farlo.
Attesa.
Risposta.
Lentezza.
E ancora attesa. Che porta all’ascolto, che insegna empatia.
E va fatto adesso. O mai più.

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