Ho letto “Matilde Cuore di pane” una sera d’estate, tutto d’un fiato, in piedi in cucina mentre preparavo una torta. Perché i libri, quelli belli, non li riesci a posare e a dire ok…finisco dopo, domani, fra un mese.
I libri belli ti rapiscono sin dalla primissima parola, ti trascinano dentro le pagine e intorno a te si crea un silenzio surreale.
Matilde mi ha trasportata nel suo mondo fatato e ciò che ho pensato leggendo le prime pagine era che si, avevo proprio voglia di far finta che fate e folletti fossero davvero intorno a me.
Ciò che non sapevo, però, era che quella bimba piccina e con due occhi immensi, mi avrebbe ricordato ciò che spesso dimentico, ossia che i bambini sono la nostra salvezza, sono il nostro porto sicuro, sono coloro che hanno la chiave per leggere il mondo. E non solo leggerlo. I bambini sanno spiegarcelo, sanno amarlo e soprattutto sanno curarlo.
Perché solo loro, cuore puro, cuore di pane, riescono a cambiare in meglio ciò che toccano.
Matilde è felice, amata, vive la sua vita immersa in un mondo bello, colorato e senza brutture. Ma nemmeno l’abbraccio che ogni sera riceve dalla sua mamma potrà esimerla da scoprire che molte persone, invece, vivono in bianco e nero.
La triste Regina che un giorno capiterà sul suo cammino, vive in un cupo castello buio, tetro e freddo. Quello stesso freddo che la Regina porta dentro di sé. Troppo brutta per essere accettata, scansata da tutti da una vita, chiusa dentro sé stessa, intrappolata da voci cattive dalle quali nessuno l’ha mai difesa. Voci che hanno lasciato un segno indelebile nel suo triste cuore, voci che potevano sembrare banali quando era piccola, e che forse tanti adulti hanno liquidato dicendole di lasciar perdere.
Quelle voci sono state nutrite dall’ indifferenza di chi non solo le ha sentite, ma le ha ignorate. E adesso sono diventate talmente forti che dentro quel castello vuoto e triste rimbombano in un modo terrificante.
Matilde, anima pura, quando incontra la triste Regina, non si scansa . Non ha timore di lei, non la deride per i suoi lineamenti contorti o per i suoi abiti strappati. Matilde ascolta il suo pianto e, sebbene la Regina scappi via, Matilde la insegue. Ha capito che non vuole essere salvata, che non è più capace di ricevere quell’amore negato da troppo tempo, ma non si abbatte e insiste. Entra nel suo castello e nella sua vita, le tende una mano e con semplicità le ricorda che merita tutto il bene del mondo. Apre le tende alle finestre e fa entrare il sole nelle buie stanze e nel cuore di quella Regina dal naso troppo grosso. Fa merenda con lei e le promette che non la abbandonerà. E quando quelle orribili voci cattive tornano prepotenti a schernire la Regina, Matilde fa finta di non sentire, le ignora e così facendo le distrugge.
Matilde riporta l’amore dentro la vita della brutta Regina, ma soprattutto le dona la capacità di accettarsi, di guardarsi allo specchio e scoprire che è bellissima anche con quel naso imponente e quegli occhi un po’ strani.
Sarebbe così bello se ci fosse una Matilde per ognuno di noi…che ci tenesse per mano quando ci sentiamo sbagliati.
Che mangiasse con noi pane e marmellata quando il resto del mondo ci scansa e ci fa sentire piccoli e insignificanti. Che ci riportasse indietro nel tempo e mettesse a tacere tutto quel male che ci è stato fatto. Matilde salva la Regina, ma salva tutti noi, grandi e piccoli.
E ci ricorda che le parole possono ferire nel profondo. Quel bambino deriso perché grasso, perché strano, perché diverso, porterà un dolore dentro che nessuno potrà cancellare se non interveniamo!
Ricordiamo ai nostri figli, e ricordiamolo noi per primi, che sentirsi amati e accettati è la chiave per la felicità. Non abbiamo bisogno di null’altro. Né da piccoli né da grandi. Abbiamo bisogno di crescere amati e se guardiamo negli occhi dei bambini ritroveremo quelli di Matilde, che osserva il mondo guardando oltre l’apparenza. Perché i bambini sanno vedere il buono di ognuno di noi.