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Mamme contro la meningite: conoscenza e prevenzione

“Con lei tra le mie braccia, mi sentivo forte, sentivo che nulla sarebbe potuto succedere”.

Con questa parole si è presentata a noi genitori Amelia Vitiello, “Presidente del Comitato Nazionale contro la Meningite”, durante l’evento “Mamme contro la Meningite” organizzato da FattoreMamma. E credo che ognuno di noi in sala abbia perso in quel momento un battito di cuore. Perché sapevamo già che la storia di Amelia, e della sua meravigliosa bimba Alessia, non aveva purtroppo un lieto fine. Amelia è una mamma come noi e la sera del 18 ottobre  2007 ha visto morire la sua bimba di appena 18 mesi nel giro di sole 10 ore. La piccola Alessia aveva inizialmente i sintomi di quello che tutte noi mamme avremmo potuto scambiare per un banale raffreddore, o un’influenza di stagione: un po’ di febbre, un malessere generale molto lieve. E anche Amelia pensava si trattasse di questo…ma non sapeva che di lì a breve per la sua bimba adorata sarebbe iniziata una corsa inarrestabile verso la morte. A nulla è servita la prontezza dei medici del pronto soccorso, la somministrazione degli antibiotici…era semplicemente troppo tardi. Troppo tardi. Perché la meningite, purtroppo, non lascia tempo, e nel momento in cui si manifestano i sintomi più evidenti, importanti, che palesano la gravità della situazione, nella maggior parte dei casi è tardi e non si può fare più nulla. Nella migliore delle ipotesi, si può arrivare a sordità, cecità, problemi neurologici, amputazione degli arti. Nella peggiore, si arriva alla morte per setticemia. E in poche ore, pochi minuti, finisce tutto. Amelia è in piedi davanti a noi, e con voce ferma e gli occhi lucidi si apre a noi, non senza dolore. Porta la sua esperienza dentro le nostre vite, con un solo desiderio: che nessun altro debba rivivere la sua orribile esperienza. La morte di Alessia ha lasciato un segno indelebile nel suo cuore di madre, e lei ha cercato un senso, probabilmente, in tutto questo, sentendo di doversi fare portavoce affinché non capiti ad altri. Io credo, come madre, che dover seppellire un figlio sia quanto di più doloroso e crudele possa accadere a una donna. Perché innaturale, perché i figli sono pezzi di noi, anima, corpo e sangue. La morte di un figlio ti strappa il petto dal cuore e lo riduce in coriandoli, finisce tutto. Il solo pensiero leva il respiro, fa salire il cuore in gola impedendoci di respirare. I figli purtroppo muoiono, accade, e ci lasciano qui sulla terra a chiederci “perché”. Ma io penso che una morte che arriva senza alternative sia forse, e dico forse, più sopportabile, accettabile. Sapere che nulla avrebbe potuto cambiare le cose, ci da forse la forza di poter dire “ho fatto tutto il possibile”. Ma quando sai che le cose sarebbero potute andare diversamente, che il finale poteva essere riscritto…non vivi più. Amelia non ha potuto vaccinare la sua piccola poiché nel 2007 il vaccino contro il meningococco B non c’era ancora e io sono certa che milioni di volte avrà detto a se stessa, “se solo avessi avuto più tempo”. E noi? Forse quel tempo lo abbiamo. Forse. Perché ci culliamo pensando che ai nostri figli non possa succedere, ma sappiamo benissimo che non è così. In Italia ci sono circa 200 casi di meningite da meningococco ogni anno (la fascia di età più a rischio è quella 0-4) e dai numeri si capisce, come dice il dott. Piercarlo Salari (medico specializzato in pediatria e responsabile del gruppo di lavoro per il sostegno alla genitorialità SIPPS) che non c’è un allarme sociale su questa malattia. Ma sono pur sempre 200 bambini che si ammalano, e che potenzialmente potrebbero subire danni irreparabili o arrivare alla morte. Cosa possiamo fare dunque?

Noi genitori abbiamo una sola arma: la prevenzione, tramite la somministrazione del vaccino. 

Dobbiamo informarci parlando con i medici, facendo al pediatra tutte quelle domande che spesso ci spaventano e che ci portano poi a non fidarci dei vaccini. Purtroppo c’è tanta disinformazione, ma ancora di più gira tantissima cattiva informazione. Ecco perché dobbiamo affidarci solo ed esclusivamente ai medici, e non informarci per vie traverse.

La meningite è terribile, e se nelle forme virali più lievi spesso non richiede trattamento, in quelle batteriche può portare alla morte, poiché ha un esordio che progredisce molto velocemente. E’ sicuramente importante imparare a riconoscere i sintomi, ma ciò che è davvero fondamentale è vaccinare i bambini.  Esistono 13 tipi di meningococco, ma solo 5 ( A,B,C, W135, Y) causano la meningite e altre malattie gravi. Il meningococco B e C sono i più frequenti in Europa.

Nel caso del meningococco B, circa il 10-20% delle forme di meningite sono fulminanti, con un decorso inarrestabile che danneggia tutto l’organismo. Tutti siamo soggetti a rischio, perché il batterio responsabile dell’infezione si trasmette per via aerea dopo un contatto ravvicinato.

Perciò dovremmo smettere di pensare che a noi non può succedere e sfatare tutti quei falsi miti che ruotano attorno ai vaccini. E’ fondamentale che venga veicolata un’informazione positiva sui vaccini. I vaccini sono farmaci, e  come tali potrebbero dare effetti indesiderati, come tutte le medicine che normalmente prendiamo. Basti pensare al foglietto illustrativo di un semplice antipiretico o di un antinfiammatorio. Dovremmo smettere di curarci oggi stesso se sul piatto della bilancia mettessimo solo i possibili “contro” dei farmaci. Ma le medicine, senza abuso ovviamente, possono non solo farci stare meglio, ma anche salvarci la vita. Pensiamo alla chemioterapia, e a quanto sia devastante per il nostro organismo. Ma combatte il cancro, e spesso vince contro questa orribile malattia. Non sogneremmo mai di negare un farmaco a un bimbo che sta soffrendo e che potrebbe farlo stare meglio.

Allora perché con i vaccini non dovrebbe essere lo stesso? La risposta sta nel fatto che molti genitori pensano sia sbagliato somministrare un farmaco senza che ci sia in corso una malattia. Tutto ruota intorno a questo assunto: “se stai male ti curo, se stai bene evito”. E ha senso in parte. Non daremmo mai a nostro figlio un antipiretico se non ha la febbre, solo per evitare che possa salire. Ma sappiamo anche che, qualora la febbre dovesse comparire, l’antipiretico farebbe effetto comunque.

Ecco dove sta la differenza. Per alcune malattie, nel momento in cui i sintomi si manifestano, non c’è garanzia che il farmaco somministrato faccia effetto nel migliore dei modi. Ed è ciò che è accaduto alla piccola Alessia. Sebbene le sia stato somministrato l’antibiotico, sebbene i medici siano stati tempestivi nel darle ogni cura possibile, la meningite ha vinto e si è portata via una creatura di appena 18 mesi. Ecco perché è importante vaccinare. E non ascoltate chi vi dice che i vaccini sono pericolosi, che non servono, che non ha senso curarsi per una malattia non contratta. Ha senso eccome. Sarebbe come andare in auto senza cintura, o senza seggiolino, perché “tanto non è detto che io abbia un incidente”. Ma può succedere e può succedere a tutti. Nessuno di noi è immune. Potremmo portare nostro figlio a una festa di compleanno e magari, mentre gioca, qualcuno potrebbe starnutire, o tossire. I portatori sani di meningite sono 2 ogni 100: pensate a quanta gente c’è dentro un centro commerciale, dentro un parco giochi. Non si tratta di fare allarmismo, ma si tratta di prendere coscienza del fatto che “può succedere”.

Alessia non ha potuto salvarsi, ma noi possiamo salvare i nostri figli proteggendoli. E l’unica arma sicura che abbiamo contro la meningite è il vaccino.

Vi lascio qualche foto dell’evento a cui ho partecipato e vi invito a visitare il sito http://www.mammecontrolameningite.it/ del comitato nazionale contro la meningite. Cerchiamo di condividere il più possibile il messaggio di speranza di Amelia, affinché nessuna mamma debba mai più dire addio a un figlio per colpa di una malattia che potrebbe essere debellata con la semplice somministrazione di un vaccino.

 

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