PazzamenteMamma

Tanti auguri!

Quando ero bambina, tutto era semplice. Semplici i vestiti, le scarpe,i cartoni, i giochi. Ed erano semplici anche i compleanni.

Succedeva più o meno così.

Arrivava il giorno del compleanno e mamma mi svegliava con un bacio in fronte, invece che con il solito “a pesare siataaaaaaa!!” (che tradotto dal sardo significa “alzat!! forzaaa!!”). Mi diceva “tanti auguri!”, faceva le solite battute del tipo “eh, a quest’ora non eri ancora nata…stavo per entrare in ospedale…” e via in piedi per una colazione in cui mi era permesso strafogarmi di tutto ciò che desideravo.

Poi arrivava babbo, mi tirava le orecchie per lo stesso numero degli anni che facevo (a 18 anni ho dovuto fare la plastica ai lobi per colpa di questa usanza becera), mi dava una pacca sulle spalle tipo scaricatore di porto e via, a scuola!

E a scuola si potevano portare le caramelle. Chili di caramelle! Perché non esistevano allergie, intolleranze o timori vari. Noi portavamo le caramelle quelle dure tipo sassi, roba che se non le rompevi subito coi denti rischiavi l’ostruzione delle vie respiratorie. Oppure portavamo quelle mou, ma mica come quelle che esistono adesso. Le nostre erano tipo mastice, si attaccavano ai denti e per toglierle ci voleva la macchina per bocciardare il marmo. E indovinate? La maestra, le caramelle, ce le lasciava anche mangiare e se la mangiava pure lei! Se le prendeva a pugni dal sacchetto dicendoci che almeno le avrebbero addolcito la giornata. Poi i compagnetti cantavano “tanti auguri a te” e la mattinata proseguiva.

Un’altra stranezza, il compleanno si festeggiava nel giorno in cui eri realmente nato. Cioè tipo, nascevi come me il 20 febbraio, minchia cascasse il mondo quel giorno lì facevi la festicciola. E per festa intendo che mamma mi chiedeva “chi vuoi invitare quest’anno?” e io sceglievo gli amichetti del cuore, perché la festa si faceva a casa, in soggiorno, e in 15mila non ci si entrava. Perciò era necessaria una cernita. L’amichetto quelle che ti riempiva di calci sugli stinchi ti sentivi legittimata a non invitarlo, oppure quella che ti chiamava cicciona durante le lezioni. Quindi invitavo gli amici a cui tenevo davvero, e sebbene in pochi, ci si divertiva. Ovviamente da soli! Mica venivano accompagnati da tutta la settima generazione.

Alle feste,poi, le torte di compleanno erano tutte uguali! Pan di spagna, crema pasticcera, panna montata. “Auguri Cinzia” se la torta era piccola, “Buon Compleanno” se era più grande. Fine. Stop. Qualche palloncino, un po di musica in sottofondo, chiacchiere, qualche gioco e fine della festa. Ogni bimbo portava un pensierino che, dopo aver ringraziato l’amichetto, si apriva subito. Mica c’era scarta la carta e apri la busta! E il regalo non si cambiava! Quello era e quello ti tenevi. Che fosse una gonna più grande di due taglie, un libro già letto o due matite spuntate. Perché il regalo era sacro! Era stato scelto per te e mai nella vita ci sarebbe venuto in mente di sostituirlo!

E adesso? Come sono adesso le feste di compleanno dei nostri figli?

Sono l’antitesi della semplicità! 

Mia figlia compie gli anni a novembre, io inizio a sudare freddo verso i primi di ottobre! Perché le feste di compleanno, adesso…non sono una cosa normale! Richiedono un’organizzazione certosina, che veramente è un lavoro! Andrebbe retribuito!

Prima cosa, tu non sai mai quando il bimbo ha effettivamente compiuto gli anni. Notizia non pervenuta. Magari gli fai gli auguri alla festa, “Carletto, buon compleanno!!” e lui ti fissa attonito, perché il calendario segna 16 dicembre, ma lui è nato a giugno o a gennaio! E la mamma prontamente ti delucida “no sai, lui è nato a marzo, ma affittando la sala oggi ho avuto in regalo la scultura di palloncini e 106 chili di pizzette con lievito madre. Capisci…mi è convenuto rimandare un po…”. Un po??? Cioè tra poco li compie n’artra vorta! Oppure ci sono le mamme che anticipano….giorno di nascita 20 ottobre, festa 11 settembre! Ma perché? “E no sai io lavoro…questo era l’unico week end libero…”. E tu stai lì, che non sai se farglieli gli auguri a sto fijo, perché festeggiare prima, si sa, è ‘na roba che porta ‘na sfiga teribile!! (si si, una erre sola, rende meglio!). Però va fatto…quindi ti avvicini al pargolo…”auguri Carletto eh!”…”ma oggi non è il mio compleanno!!”…”senti pijatela con quella matta de tu madre!”.

Non vi venisse in mente di portare qualcosa in classe per festeggiare il pargolo!!! Portare anche solo un semplice sacchetto di caramelle richiede una trafila burocratica che veramente manco per l’isee! Si inizia chiedendo alla rappresentante di classe, che rimbalza la domanda alla maestra, che a sua volta scarica il barile sul dirigente. Quest’ultimo chiede il permesso ai bidelli, che ovviamente dicono di no. I bidelli detengono il potere nelle scuole non lo sapevate? Una volta dovevo entrare in classe di mia figlia, dopo esser stata autorizzata dalla maestra…mica m’hanno fatta passare…”dove vai lei scusi!!! qui non si può entrare!!! Mi ha inseguita in ciabatte (si perchè stanno quasi tutte in ciabatte le bidelle) e per paura che me la tirasse ho desistito.

Quindi in classe non si può festeggiare, al massimo ti cantano “tanti auguri”…perciò devi fare la festa! Non la scampi…quindi decidi dove farla, e chi invitare. E le opzioni sono due: invito cartaceo (al quale nessuno risponderà mai) o gruppo WhatsApp. E ovviamente, a meno che tu non abbia un telefono del ’15, opti per la seconda scelta. Il gruppo WhatsApp è la cosa migliore almeno per me, perché metti le persone nella condizione di dover rispondere…cazzarola te vedo, sei on line, quindi rispondi e fammi sapere se ci sarete o meno. E infatti le risposte di solito arrivano.

“ciao caaaaarissima! ci saremo volentieri! posso portare anche la sorellina?”

“ciaooooo! graaaaaazie per l’iiiiiiinvitooooooooooooooo” (scrivono sempre con le vocali infinite io non so perchè…forse per rendere il messaggio più enfatico)

“buonasera. Guglielmo Lante della Rovere del Pizzibun sarà lieto di partecipare” (l’eccentrico c’è sempre)

“ciaooo! Sara verrà, ma ti spiace se la accompagna mia madre? io devo andare a farmi la ceretta all’inguine…” ( ma chi se ne frega, falla portà da chi te pare)

“salve! noi veniamo tutti (di solito è la famiglia da 987 persone, trisavoli inclusi).

Quindi poi tiri le somme, e conti le adesioni: 97 partecipanti alla festa.

Ma come cazzo è possibile??? In classe sono 20…i tuoi parenti sono 3…mistero! Perciò, visti i numeri, decidi di festeggiare contemporaneamente tutti i prossimi compleanni fino al 18imo. Chiedi un prestito, affitti il castello delle cerimonie del boss buonanima, e via…il mio grosso grasso compleanno con millemila persone.

E niente. La semplicità mi manca. Tanto.

 

 

 

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