PazzamenteMamma

A come Amicizia

Lo scorso fine settimana abbiamo deciso di partire con una coppia di cari amici e siamo andati un paio di giorni in montagna.
Eravamo in un posto carinissimo vicino Roma, a Subiaco, dove sicuramente torneremo.
Quando venerdì sera ho preparato la valigia, però, avevo il morale un po’ a terra.
Stavamo partendo principalmente per la neve, ma ahimè avevamo scoperto che di neve non ce n’era. I bambini sarebbero rimasti sicuramente delusi, e onestamente già pensavo a momenti di noia, capricci e musi lunghi.
Mentre sistemavo le varie cosette, ho chiamato i nani e ho detto loro di preparare gli zainetti con le cose che volevano portarsi dietro.
Quando partiamo lascio sempre che possano decidere cosa portare per i momenti di svago.
E mentre sceglievano tra giochi, album da colorare e pennarelli, hanno chiesto se potevano portare la Nintendo e il tablet.
Per un attimo, sono sincera, sono stata tentata dal dire si.
Non sono un genitore contro la tecnologia, o i videogame…i miei figli li usano, sebbene io abbia messo dei limiti sul tempo da passarci.
È vero, stavamo per andare in un posto incantevole, con amici che adoriamo. Ci sarebbero stati altri bimbi, quindi la compagnia non sarebbe mancata.
Ma c’era la possibilità di lunghi momenti di noia, visto che la neve ci aveva dato buca…
Ma poi mi sono detta che no, non avremmo portato nulla che significasse isolarsi. Perché il tablet, la Nintendo, per quanto li si possa usare con giochi stimolanti e accattivanti, questo fanno…isolano dal resto del mondo. È vero, ci si può giocare in due o più, ma…cosa avrebbero perso mentre stavano incollati allo schermo?
Ve lo dico io cosa avrebbero perso: la possibilità di trovare il modo di divertirsi, di stare insieme, di godere di ogni attimo, di ogni panorama, di godere l’uno dell’altro. E perché no, anche di annoiarsi, o di litigare.
Beh, sono stati così felici e hanno giocato così tanto, con tutto ciò che avevano intorno, che sentivo il cuore ogni tanto perdere un colpo.
Hanno corso, giocato con i mici dell’albergo, colorato, fatto giochi di società, riso! Quanto hanno riso!
E quando, a sorpresa, abbiamo trovato una spruzzata di neve, è stato meraviglioso vedere nei loro occhi la felicità, quella vera.
Hanno assaporato ogni attimo, hanno fatto silenzio dentro i monasteri che abbiamo visitato, riempiendosi gli occhi di statue, affreschi e verde!
E hanno urlato mentre tornavamo giù, saltando sulle rocce come capre, raccogliendo rametti e pigne, e mangiando come se non ci fosse un domani.
Non c’è stato un attimo di noia, non uno solo.
E io ho capito che spesso siamo noi, per comodità, a piazzarli davanti al telefono o al tablet, perché così stanno zitti, e fermi.
Ma i bambini devono fare rumore, devono correre, e fare casino!
E noi, che per primi spesso ci lobotomizziamo davanti agli schermi, abbiamo davvero tanto da imparare da loro!
Loro che possono ricordarci ogni giorno, quanto era bello vivere con il naso all’insù e le ginocchia sbucciate.

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